Come hanno risposto i portafogli modello Quantalys alla crisi sanitaria?

Pubblicato il 09/04/2020 - Emanuele Maria Carluccio & Davide Ruspini
A seguito della forte volatilità fatta registrare dai mercati nelle ultime settimane e a fronte dei pesanti drawdown messi a segno da quasi tutti i comparti dall’inizio dell’emergenza coronavirus, si rende opportuno, e al tempo stesso necessario, verificare la robustezza – o meno - dei portafogli modello Quantalys e analizzare se tali portafogli risultino ancora in linea con quanto promesso alla clientela al momento della scelta di uno di essi in relazione ad uno specifico obiettivo (e relativo orizzonte temporale) da perseguire.

 

Per fare questo tipo di verifica si è utilizzato il cono di volatilità, ovvero quel tool che consente, in sede di selezione del portafoglio, di analizzare l’andamento probabilistico del montante, su un determinato orizzonte temporale e con un certo livello di confidenza.

L’interpretazione del grafico dovrebbe risultare semplice ed immediata. Non si tratta di nient’altro, infatti, che di esplicitare il concetto di trade off rendimento-rischio abbinato ad ogni portafoglio della frontiera efficiente, mostrando al cliente quale potrebbe essere il rischio, ovvero l’ampiezza delle possibili oscillazioni – sia al rialzo, sia al ribasso - rispetto al montante medio atteso che esprime, a sua volta, il risultato perseguito (per informazioni relative alle logiche e alla costruzione del cono si rimanda all’articolo Quantalys “Il cono di volatilità (Ibbotson Cone)” di @Alessia Vicario).

Nel grafico, infatti:

  • la linea mediana evidenzia il montante via via atteso nel tempo nel caso in cui il rendimento del portafoglio coincida esattamente con quello atteso;

  • la curva superiore evidenzia quale potrebbe essere il montante conseguibile nel caso di una congiuntura particolarmente favorevole del mercato;

  • la curva inferiore evidenzia quale potrebbe essere il montante in caso di scenari particolarmente avversi di mercato.

Va da sé che l’effetto finanziario riconducibile alla pandemia dovrebbe aver “spinto” i montanti dei diversi portafogli nella parte inferiore del cono o addirittura al di fuori del cono dal momento che la crisi sanitaria del Coronavirus costituisce indubbiamente un evento estremo, o un evento “coda”, per quanto tale difficilmente prevedibile.

Al fine di verificare la tenuta dei portafogli e l’importanza del ruolo giocato dall’orizzonte temporale (per il noto effetto della time diversification) sono state scelte le cinque Asset Allocation appartenenti alla frontiera Quantalys identificate dai portafogli n. 4, n. 8, n. 12, n. 16 e n. 20 e, per ognuna di esse, si è ricostruito l’andamento del portafoglio strategico in benchmark mediante una simulazione in backtest (che, pertanto, ipotizza un constant mix su base giornaliera) su due diversi orizzonti temporali:

  • uno più breve: dal 1° gennaio 2018 al 31 marzo 2020;

  • uno più lungo: dal 1° gennaio 2015 al 31 marzo 2020.

Nella tabella che segue viene riportata la composizione – in termini di suddivisione tra safe assets e risky assets – dei 5 portafogli modello utilizzati negli stress test del precedente articolo (rif. “Asset allocation strategica ai tempi del coronavirus” di Alessia Vicario & Luigi Carta) in modo da essere coerenti con i classici profili di rischio - molto prudente, prudente, equilibrato, aggressivo e molto aggressivo.

 

Mentre nel precedente studio si era voluta verificare l’entità delle perdite riconducibili a queste fasi di tensione dei mercati, con questa ulteriore analisi si vuole abbracciare un arco temporale maggiore, proprio per arrivare ad esprimere un giudizio più ponderato sulla tenuta, o meno, del processo di asset allocation che ha condotto ai portafogli della frontiera efficiente di Quantalys.

       Il risultato dell’Asset Allocation molto prudente

 

L’andamento del portafoglio n. 4 all’interno del cono di volatilità dall’1/01/2018 al 30/03/2020

 

 

L’ andamento del portafoglio n. 4 all’interno del cono di volatilità dall’1/01/2015 al 30/03/2020

 

     Il risultato dell’Asset allocation prudente

 

L’ andamento del portafoglio n. 8 all’interno del cono di volatilità dall’1/01/2018 al 30/03/2020

 

L’andamento del portafoglio n. 8 all’interno del cono di volatilità dall’1/01/2015 al 30/03/2020

 

Il risultato della Asset Allocation equilibrata

 

L’andamento del portafoglio n. 12 all’interno del cono di volatilità dall’1/01/2018 al 30/03/2020

 

L’andamento del portafoglio n. 12 all’interno del cono di volatilità dall’1/01/2015 al 30/03/2020

       

Il risultato della Asset Allocation aggressiva

 

L’andamento del portafoglio n. 16 all’interno del cono di volatilità dall’1/01/2018 al 30/03/2020

 

L’andamento del portafoglio n. 16 all’interno del cono di volatilità dall’1/01/2015 al 30/03/2020

 

     Il risultato della Asset Allocation molto aggressiva

 

L’andamento del portafoglio n. 20 all’interno del cono di volatilità dall’1/01/2018 al 30/03/2020

 

L’andamento del portafoglio n. 20 all’interno del cono di volatilità dall’1/01/2015 al 30/03/2020

 

Nessuna casa di gestione e, a maggior ragione, nessun consulente avrebbe potuto immaginare, anche ad inizio 2018, cosa si sarebbe potuto registrare sui mercati finanziari in questo primo trimestre del 2020, devastato da un virus che ben presto si è trasformato in una vera e propria pandemia; il risultato di un robusto processo di asset allocation, però, ci rasserena.

I crolli dei mercati che oggi stanno mettendo sotto pressione molti clienti e, quindi, molti consulenti, fanno in realtà parte di quello scenario negativo, di quella coda estrema delle possibili distribuzioni dei rendimenti attesi che una logica di asset allocation di medio-lungo termine - dove l’orizzonte temporale e la diversificazione diventano i veri driver di creazione del valore – consente di valutare con minore preoccupazione.

Sebbene si sia appena registrato, con la chiusura del primo trimestre 2020, il peggiore dei crolli di mercato da sempre (visto che ha toccato tutti i mercati indistintamente), anche il portafoglio più rischioso, ovvero il 20esimo della frontiera Quantalys, ha lambito la parte più bassa del cono senza romperlo al ribasso. Questo è un enorme successo, tenuto conto anche del fatto che si sta utilizzando un intervallo di confidenza pari solo al 90% che lascia, quindi, al di sotto della curva inferiore un ulteriore 5% di casi negativi.

L’insegnamento che si dovrebbe trarre da questa analisi, quindi, è che si dovrebbe fare maggiore ricorso a questi tools in sede di “sigla del patto iniziale” con il cliente, in modo tale da metterlo già in guardia, ex ante, di quello che i mercati potrebbero riservarci. Quando poi i mercati ci fanno toccare con mano, purtroppo, queste code negative, il fatto solo di averle almeno “già messe in conto” ex-ante dovrebbe aiutare il consulente – e, quindi, tramite lui il cliente - a “mantenere la posizione”, senza dare inizio a tutta quella serie di interventi correttivi di de-risking e di ritorno sui mercati che sono sempre, come l’ampia letteratura in materia di finanza comportamentale ci insegna, all’origine dell’enorme divario che si registra tra le performance money weighted dei clienti e le performance time weighted dei gestori.

Da Emanuele Maria Carluccio & Davide Ruspini - Prof. Ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari all'Università di Verona - Docente Senior della Sda Bocconi; Analyst & Sales presso Quantalys Italia.