Scarsa conoscenza finanziaria e scarsa diversificazione.

Pubblicato il 02/05/2019 - Luigi Carta
“L'investimento deve essere razionale. Se non lo capite, non lo fate". Warren Buffet

Gli italiani si caratterizzano ancora per una bassa propensione al rischio. Il principale obiettivo di investimento dell’investitore medio italiano continua ad essere la sicurezza seguita da rendimento di breve periodo, liquidità e rendimento di lungo periodo. La maggiore preoccupazione rimane invece l’incertezza legata ai risultati di nuovi investimenti. La ricerca di sicurezza dovrebbe spingere gli investitori verso la diversificazione ma, in realtà, anche e soprattutto a causa delle scarse competenze finanziarie e della scarsa attenzione rivolta all’informazione finanziaria non è un aspetto al quale si da l’importanza che invece richiede (solo il 50.5% comprende che investendo in un’unica azione si ha un rendimento meno sicuro di quello che può derivare dall’investimento in un fondo azionario). L’interesse per l’informazione economica – finanziaria è anticiclico: durante le fasi espansive si minimizza mentre cresce durante le fasi di crisi. L’interesse maggiore si riscontra nelle fasce intermedie d’età ed è correlato positivamente sia al livello di istruzione sia al livello di reddito. È quanto emerge dall’Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani del Centro Einaudi.

 

         

Figura 1.  Fonte: Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2018

 

La non comprensione di fenomeni finanziari anche semplici, come ad esempio la relazione negativa tra tassi di interesse e prezzo delle obbligazioni, ostacola la capacità dei risparmiatori di intraprendere scelte di investimento consapevoli, confrontando alternative diverse sulla base della relazione rischio – rendimento. Nonostante la bassa financial literacy e la consapevolezza dei limiti individuali di giudizio sugli investimenti solo una quota minoritaria chiederebbe un aiuto professionale nella pianificazione finanziaria dell’investimento, il 52.9% pagherebbe al massimo 100 euro ed oltre un terzo non sarebbe disposto a spendere nulla per il servizio di consulenza. Al momento di investire il 31% consulta la banca, il 7.4% analizza una proposta con il consulente o private banker e il 10.7% si confronta con una persona considerata esperta ma che sia neutrale. Questo conferma ancora il forte legame tra il risparmiatore e la sua banca della quale apprezza particolarmente i servizi di internet banking e, anche se in misura minore, i servizi di phone banking e mobile banking.

Per quanto riguarda la scelta degli strumenti continua il trend negativo verso il mercato dei titoli obbligazionari. L’amore per il mondo obbligazionario deriva infatti dalla convinzione che l’investimento in obbligazioni sia sicuro, aspetto che è venuto meno dopo le varie crisi e ancor di più con la recente crisi delle obbligazioni subordinate di alcuni istituti di credito italiani. Altro aspetto molto apprezzato è il pagamento di cedole periodiche che però dal 2015 si scontra con i rendimenti negativi in seguito alle politiche di quantitative easing. Per contro è cresciuto l’interesse verso le azioni anche se vengono considerate un “investimento per pochi” che amano il rischio e vogliono guadagnare molto e subito. Nonostante la limitata conoscenza e comprensione del risparmio gestito questo risulta in grado di attirare una quota importante di risparmiatori italiani, come si evince dalla tabella sotto.

    

Figura 2. . Fonte: Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2018

Investono di più nel risparmio gestito coloro che hanno un titolo di studio avanzato, gli abitanti del Nord Italia e gli appartenenti alle fasce d’età intermedia. Nell’ultimo anno il 64.7% di coloro che possedevano strumenti di risparmio gestito ha mantenuto invariato il suo investimento mentre il 22.3% ha incrementato le proprie quote dando evidenza di un buon livello di soddisfazione verso questa tipologia di investimento. Pochi comprendono il vantaggio della diversificazione implicita in questi strumenti e la possibilità di investire in mercati e titoli altrimenti non raggiungibili mentre la possibilità di delegare a persone esperte la gestione dell’investimento è il motivo che spinge il 33.9% (degli intervistati) verso il risparmio gestito.

Da Luigi Carta - Analyst and Sales presso Quantalys Italia.